Imprenditore, lavorare con Intelligenza Emotiva
Le nostre emozioni determinano i nostri comportamenti e i nostri comportamenti influenzano sempre, positivamente o negativamente, i nostri risultati. Ciò vale per noi Imprenditori, rispetto a ciò che facciamo e ai rapporti che intratteniamo con gli altri. Allenarsi a guidare con consapevolezza, con padronanza e con motivazione la nostra Intelligenza Emotiva è ciò che fa la differenza in particolare modo nelle situazioni più difficili, facendo leva sul Saper Essere, rispetto al solo Sapere e Saper Fare!!
IL PROFESSOR WASHINGTON
Un giorno in terza superiore entrai in un’aula per aspettare un mio amico.
Mentre ero lì comparve all’improvviso l’insegnante, il professor Washington, il quale mi chiese di andare alla lavagna a scrivere qualcosa, a fare un esercizio.
Gli dissi che non potevo. Mi chiese: “Perché no?”
Risposi: “Perché non sono un allievo.”
Mi disse: “Non importa. Vai alla lavagna lo stesso.”
Risposi: “Non posso.”
Mi disse: Perché no?”
E io feci una pausa perché ero piuttosto imbarazzato. Risposi: “Perché sono un ritardato mentale.”
Venne via dalla cattedra e mi guardò e disse: ”Non dire mai più così. L’opinione che qualcuno ha di te non deve diventare la tua realtà.”
Fu per me un momento di grande liberazione. Da un lato, ero umiliato perché gli altri studenti ridevano di me. Sapevano che frequentavo la classe differenziale. Ma dall’altro lato mi sentivo liberato perché il professore mi aveva fatto notare che non dovevo vivere nel contesto di quella che era l’opinione altrui nei miei confronti.
E così il professor Washington divenne il mio mentore.
Prima di questa esperienza ero stato bocciato due volte. Ero stato riconosciuto ritardato mentale in quinta elementare, riportato dalla quinta alla quarta, e bocciato di nuovo in terza media. Così questa persona apportò un cambiamento determinante alla mia vita.
Io dico sempre che lui agisce secondo il punto di vista di Goethe, il quale disse:
“Guardate un uomo così com’è, e peggiorerà. Ma guardatelo come se fosse ciò che potrebbe essere, e allora diventerà ciò che dovrebbe essere.”
Al pari di Calvin Lloyd, il professor Washington riteneva che “nessuno tiene fede a scarse aspettative.”
Quest’uomo dava sempre agli allievi la sensazione di avere grandi aspettative nei loro confronti e noi ci sforzavamo, tutti gli studenti si sforzavano di tenere fede a tali aspettative.
Un giorno, quando ero ancora al terzo anno. Lo sentii tenere un discorso ad alcuni diplomandi. Disse loro: “Voi avete qualcosa di grande dentro di voi. Avete qualcosa di speciale. Se soltanto uno di voi può scorgere una visione più ampia di sé, di chi è veramente, di ciò che apporta al pianeta, del proprio essere speciale, allora in un contesto storico il mondo non sarà mai più lo stesso. Potete rendere orgogliosi i vostri genitori. Potete rendere orgogliosa la vostra scuola. Potete rendere orgogliosa la vostra comunità. Potete toccare la vita di milioni di persone.” Parlava ai diplomandi, ma sembrava che quel discorso fosse rivolto a me.
Mi ricordo che si alzarono tutti in piedi per applaudire. Più tardi lo raggiunsi al parcheggio e gli dissi: ”Professor Washington, si ricorda di me? Ero nell’aula magna quando lei parlava ai diplomandi.”
Mi disse: “Cosa ci facevi lì? Tu sei al terzo anno.”
Risposi: “Lo so. Ma quel discorso che lei stava facendo, ho udito la sua voce fuori della porta dell’aula magna. Quel discorso era per me, professore. Lei ha detto che loro hanno qualcosa di grande dentro di loro. Io ero nell’aula magna.
C’è qualcosa di grande anche dentro di me, professore?”
Mi disse: “Certo Brown.”
“E allora perché ho insufficienze in inglese e matematica e in storia e devo seguire corsi di riparazione durante l’estate? Cosa mi dice, professore?
Sono più lento rispetto agli altri.
Non sono intelligente come mio fratello o come mia sorella che andrà all’Università di Miami.”
“Non ha importanza. Vuol dire soltanto che devi impegnarti di più. I tuoi voti non stabiliscono chi sei o cosa puoi produrre nella vita”.
“Io voglio comprare una casa per mia mamma.”
“E’ possibile, Brown. Puoi farcela.” E si voltò per andarsene.
“Professor Washington!”
“Cosa c’è ancora?”
“Ehm, sono io quello, professore. Lei si ricorda di me, si ricorda del mio nome. Un giorno ne sentirà parlare. Lei sarà orgoglioso di me. Sono io quello, professore.”
La scuola fu una vera lotta per me. Mi promuovevano da una classe all’altra perché non ero un cattivo ragazzo.
Ero simpatico; facevo divertire. Facevo ridere la gente. Ero educato. Ero rispettoso. Allora gli insegnanti mi promuovevano, il che non fu d’aiuto.
Ma il professor Washington era esigente con me. Mi rese responsabile. Ma mi consentì di credere che potevo farcela, che potevo riuscirci.
Divenne mio insegnante nell’ultimo anno, anche se io ero nella classe differenziale. Normalmente chi è nella classe differenziale non segue corsi di Oratoria e Teatro, ma fecero un’eccezione per farmi stare con lui.
Il preside si rese conto del genere di legame che si era stabilito e dell’impatto che aveva avuto su di me perché avevo cominciato ad avere buoni risultati nello studio.
Per la prima volta nella mia vita fui menzionato nell’albo d’onore della scuola.
Io volevo andare in gita con il gruppo teatrale e bisognava essere nell’albo d’onore per fare la gita fuori città. Era un miracolo per me!
Il professor Washington ridefinì l’immagine che avevo di me stesso. Mi offrì una visione più ampia di com’ero, al di là del mio condizionamento mentale e della mia situazione.
Anni dopo, produssi cinque programmi speciali che furono trasmessi alla televisione pubblica. Gli feci telefonare da alcuni amici quando un mio programma veniva trasmesso dal canale educativo di Miami.
Ero seduto in attesa accanto al telefono quando mi chiamò a Detroit.
Disse: “Posso parlare con il signor Brown, per favore?”
“Chi parla?”
“Lo sai chi parla.”
“Oh, professor Washington, è lei.”
“Eri tu quello, no?”
“Si, professore, ero io.
Les Brown
Forse vale la pena anche per noi, Imprenditori, dotati di potenzialità superiori al signor Brown, trasformare delle potenzialità riconducibili alla Intelligenza Emotiva in capacità espresse, una volta in più oggi rispetto a ieri, immaginando il nostro futuro e determinando il nostro presente e quello di chi ci circonda, a partire dai nostri collaboratori, per esserne non solo attori principali, ma attori protagonisti.