Imprenditore, e se funzionasse?!
Avere certezze. A chi non piace? L’incognito ci fa paura. Il doverci misurare con nuove situazioni, spesso ci mette ansia. Non sempre siamo aperti a metterci in gioco. É umano, fa parte di un normale senso di protezione di noi stessi. Comperiamo un’auto che viaggia su quattro ruote e ci vendono anche la ruota di scorta, per farci sentire più sicuri. Potere contare su ciò che conosciamo meglio, avvalerci dei nostri convincimenti e della nostra esperienza, ci fa sentire più a nostro agio. In ogni situazione ci sentiamo rassicurati quando ci muoviamo in ambiti a noi familiari. Questo vale nelle piccole cose, ma non solo. Lo schema però, che a volte si riproduce anche nella proposta: “soddisfatti o rimborsati”, da solo non basta. Temiamo comunque la cosiddetta fregatura.
Mi chiedo, come potrebbe essere diverso? Tutti i giorni, aprendo un giornale o vedendo un telegiornale o un talk show, più che di fregature non sentiamo parlare! Fanno a gara per dirci tutto ciò che non va e allora, quale migliore soluzione che racchiuderci nelle nostre quattro mura, dove sentirci più protetti?
La tragedia è che, a partire da chi già si sente insicuro, il timore di cose peggiori lo blocca. É come se ci trovassimo a sollecitare delle connessioni, grazie allo stimolo prodotto da un’immagine, che producono una visione incompleta. Viaggio – terrorismo, banca – ladri, politici – malaffare, giovani – disagio, anziani – solitudine, sport – doping, pubblicità – manipolazione e così via. Non dico che non ci possano essere elementi di verità in una prima lettura, ma fare tutto di un’erba un fascio e dare una rappresentazione semplicistica e incompleta, per prima cosa rischia di non essere corretta e secondariamente produce un effetto limitante di chiusura sia concettuale che interpretativa.
Fermarci anche allo slogan che molti ci propinano, del tipo: “alè dobbiamo guardare avanti”, come se fosse una medicina da assumere, che nel giro di pochi minuti produce il suo effetto, a mio parere, non funziona.
Le cose belle ci sono, le persone buone esistono, le azioni buone anche, come le persone corrette, le organizzazioni e le aziende serie, i genitori e i figli sani, gli amici veri. Il dramma è che fa più notizia ciò che non va, rispetto alle cose che vanno, anche se queste ultime sono enormemente più numerose delle prime.
Facile sarebbe imputare agli altri questo effetto, a partire dai mezzi di comunicazione, che lo cavalcano. Ma veramente, pensate che se i mezzi di comunicazione vendessero di più, dando attenzione al positivo piuttosto che al negativo, non lo farebbero? Mi piacerebbe che quantomeno un dubbio ci accompagnasse. Se non lo fanno, forse è perché ritengono che ciò che più fa notizia è il negativo, a cui tutti noi siamo più abituati a porre attenzione.
Certo è che quando siamo diffidenti, facciamo più fatica ad aprirci a nuove occasioni, per poi distinguere e quindi scegliere il buono rispetto al cattivo, l’opportunità rispetto al problema. E allora ci difendiamo, isolandoci, bloccandoci, limitando l’apertura agli altri, tanto più agli sconosciuti, senza sapere che forse così, limitiamo i danni, ma non ci apriamo a nuove scoperte, a nuove esperienze, a nuove soluzioni da mettere in atto per raggiungere ciò che auspichiamo, a nuovi regali che ci possiamo fare.
Certamente essere prudenti è una componente di saggezza. Ognuno di noi può decidere come porsi, in cosa credere o non credere, in chi credere o non credere, ma a volte è più producente contare sul fatto che una delle cose più certe che c’è, è che “non ci sono certezze”.
Aprirsi a nuove occasioni, a nuove conoscenze, a nuovi metodi, vuole dire innovarsi. Se stiamo fermi, poco succede. Riflettiamo, analizziamo, ma agiamo, dopo avere aperto le porte a scoprire il “nuovo”, per poi sperimentare nuove vie, che come Imprenditori non abbiamo ancora provato, perché se funzionasse?!