Imprenditore, quanto pesano le abitudini?
L’unica cosa che non possiamo modificare è il tempo! Qualcuno agli inizi dell’inizio lo ha già definito. A noi non resta che distribuire al meglio ciò che facciamo nel tempo. Vale a dire decidere cosa fare, tenendo conto degli obblighi che ci vengono richiesti, ma scegliendo anche le cose da fare in funzione delle nostre aspirazioni di vita, del nostro ruolo professionale e certamente non ultimo sociale.
Ricordo quando all’inizio della mia attività lavorativa, in qualità di funzionario di un’associazione territoriale di Confindustria, mi interfacciavo con le problematiche sindacali di varie aziende, per lo più metalmeccaniche. Il mio ruolo era affiancare l’Imprenditore nel gestire i rapporti con le rappresentanze sindacali interne ed esterne all’azienda, oltre che supportare l’impresa nella gestione di tutti gli aspetti richiesti dal contratto nazionale di appartenenza.
La sintesi di tutti questi aspetti si concentrava durante la gestione del rinnovo del contratto aziendale. Mi sembrava di essere in un mercato, per capirci del pesce, dove ognuna delle parti chiedeva un qualcosa e l’altra mercanteggiava per spendere un po’ di meno. Diciamo che si giocava, pur alla fine quasi credendoci, a chi la raccontava meglio.
Allora si dibatteva, per non dire si litigava, per arrivare a sottoscrivere un accordo che sancisse i rispettivi impegni. Le strategie erano un semplice corollario per indossare un abito istituzionale. L’accordo era per lo più sempre raggiunto, passando da qualche ora in più o in meno di sciopero e da un rimando a logiche industriali non ben definite.
I sindacalisti erano ampiamente preparati a dire di no e a riformulare le loro richieste iniziali o poco lì. Io per Confindustria ottemperavo ai dettami, anche se con qualche ritrosia e colpo d’ala e l’imprenditore, chiuso l’accordo, rimandava alla prossima puntata, rinnovo, da lì a due, tre anni.
Nel settore metalmeccanico, a esempio, a capo dell’impresa ci stava chi in precedenza esperto del tornio o di altro, era diventato prima capo macchina, poi capo reparto, capo fabbrica e infine imprenditore. Purtroppo le esperienze vissute coi vari abiti vicino alle macchine, lo avevano reso molto esperto tecnicamente, ma ancora distante dalla necessaria capacità strategica per assolvere al suo ruolo industriale e sociale.
Per fortuna gli anni servono per crescere non solo di età, ma anche di conoscenze, esperienze, capacità strategiche. Oggi gli imprenditori sono più pronti nel rispondere e prevedere ciò che serve loro, a chi gli sta vicino in azienda e agli altri.
Un pericolo ancora persiste, non più affrontabile con l’esperienza maturata da capo tornio. Oggi, che il mondo industriale è diventato estremamente non solo più complicato, ma soprattutto più complesso, in funzione delle tante variabili che lo condizionano, l’imprenditore deve vivere questa epoca, come un’epoca aperta alla conoscenza. Solo ampliando il patrimonio delle conoscenze potrà pensare di decidere per il meglio, non contando solamente sulle abitudini, quando queste non sono le migliori e a poco servono nello specifico.
Quelli che fanno andare il tornio o altro ci sono, sono rispettabili e importanti, come persone e come professionisti. L’imprenditore, qualsiasi sia la dimensione aziendale, deve sempre più essere capace di prendere decisioni giuste. E queste potranno essere vincenti, tanto più se frutto di nuove conoscenze, verso le quali ci si è resi disponibili e umili per farle il più possibile proprie. Solo allora sarà proficuo decidere, avendo ben pesato sui due piatti della bilancia, ponendo sul primo le nostre abitudini e sull’altro una nuova opportunità.