L’Imprenditore, fare o far fare?

L’Imprenditore, fare o far fare?

La giornata di un Imprenditore non è certamente un esempio di semplicità. Normalmente deve assolvere una molteplicità di impegni, dal gestire una scrivania colma di carta, dal rispondere al telefono o alle mail di clienti e fornitori, dal dare disposizioni a collaboratori, dal viaggiare per intrattenere rapporti vicini e lontani, dall’intervenire là dove insorgono problemi, dal provvedere su situazioni tecniche, amministrative, commerciali, dai rapporti con le banche, con la burocrazia e altro.
Spesso avviene che al termine di una giornata di lavoro una domanda gli sorga spontanea: oggi cosa ho fatto? E allora in rapida successione mentale ripercorre tutte le diverse azioni svolte, ma la domanda si trasforma e si veste di maggior contenuto e si esprime nel senso di “quali risultati oggi ho portato a casa”? Non mi sono fermato un momento, non mi sono dato tregua, al punto che sono sfinito, ma quali risultati ho raggiunto in concreto, in riferimento all’impegno profuso e agli obiettivi? 
Combattuto tra un senso di appagamento per la quantità di lavoro prodotto, anche se fisicamente sfinito, e dall’insoddisfazione del mancato raggiungimento di quanto auspicato, si dibatte come un pesce fuori dall’acqua. Solo che ormai preso all’amo dagli eventi, non può fare altro che inveire contro il tempo che è tiranno, altro che 24 ore ci vorrebbero in una giornata, oppure demandando ad altri le cause dei mancati risultati positivi. Una convinzione, però normalmente non lo abbandona, di avere il pieno controllo di quanto avviene dentro e fuori l’azienda, di avere sotto mano tutte le cosiddette pratiche, di avere dato il via libera o lo stop a quello da fare o non fare. Se non bastasse però, ricorda i musi lunghi a volte attorno a sé o peggio i finti sorrisi di coloro con i quali si è imbattuto, mentre si dibatteva come un pesce pescato.
Ma domani sarà un nuovo giorno, mi sveglierò pieno di entusiasmo e non mi approccerò al lavoro, speranzoso di fare, anzi vedrò di impegnarmi a non volere fare tutto io, a non fare per esempio quelle cose che non mi interessano e se non interessano neanche alla mia azienda, in quanto nè importanti nè urgenti, le cestinerò, senza scaricarle ad altri o aumentare il volume delle cose in attesa sulla mia scrivania. Poi sapendo che la giornata lavorativa è data dalle 8, 10, 12 ore, a me la scelta, deciderò quali azioni fare io e quali delegare ad altri. Per farlo suddividerò quanto rimasto da fare, tolto quanto cestinato, decidendo che delegherò ad alcuni le cose tanto urgenti ma poco importanti, in quanto opportuno e ad altri le cose tanto importanti ma poco urgenti, in quanto possibile e io mi occuperò delle cose tanto importanti e tanto urgenti, che potranno essere circa il 40% rispetto al fare tutto io.
Bene, ora sono più sereno, da domani farò così. Ma, un momento, a chi delego? Di chi mi fido e coloro dei quali mi fido sono pronti a ricevere una delega? Non è una cosa facile assumersi le responsabilità di portare avanti una delega, che è un processo continuativo di scelte e decisioni e anche per me se perdo il controllo?
Pieno di dubbi appesantisco una giornata già pesante. Ma ecco che la mia mente si illumina, ora sì che so cosa devo fare: devo far crescere i miei collaboratori, perché abbiano i requisiti per potere ricevere una delega. Solo dopo potrò passare dal dare disposizioni ovvero compiti al delegare. Allora sarà necessario che tra le cose tanto importanti e tanto urgenti che da domani devo fare è operare per la crescita dei miei collaboratori, così che possa decidere cosa fare io e cosa delegare loro con continuità nel tempo e non solo dando dei compiti occasionali.
Beh, se non altro ora posso andare a letto, sapendo che non dovrò sperare, ma concentrarmi su un obiettivo da perseguire importante e urgente sia per me che per la mia azienda: fare crescere i miei collaboratori.

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